leze
Fonte: Diçionäio zeneise-italian «Giovanni Casaccia» 2ª ed. (1876)
- v. a. Leggere: Scorrere cogli occhi ciò che è scritto o stampato, e scorrerlo con sapere il valore delle lettere e ricavar le parole dalla lor tessitura, o tacitamente o pronunziandole.
- — a vitta a ûn; Cantare a uno la zolfa, lo stesso che Dare una sbrigliata o sbrigliatura ad alcuno. Modo figur. e vale Riprenderlo, Dargli una ga gliarda rammanzina.
- — corrente; Legger corrente, cioè con speditezza V. Corrente avv.
- — in ta cëa; Leggere in fronte: Conoscere a' contrassegni, Penetrar le intenzioni d'alcuno.
- — in tō chêu, in te l'anima; Legger nel cuore, nel pensiero, ecc., vale Conoscere dall'esterno gli affetti del cuore.
- Mandâ ûn a fâse leze; Mandaruno a carte quarantanove, Fargli pigliare il cencio, Dargli l'ambulo: Mandarlo via, Licenziarlo; e con più forza, Mandarlo al dfavolo, alla malora.
- Nō saveì leze atro che in tō sò messâ; esser come il pievano Arlotto, il quale non sapea leggere altro che nel suo libro; dicesi ordinariam. degli ignoranti che sanno poco leggere, ed anche degli ostinati nel loro proposito.
- Nō saveì ni leze e ni scrive; Esser illetterato, Essere inalfabeto o analfabeto.
- Vatt'a fâ leze; Va a lippa, lo dice spesso il popolo fior. per mandar uno in quel paese.
Voci vicine: levrotto; lexin; lexiōn; leza; lezâ; leze; lezenda; lezendäio; lezenn-a; leziōn; lezze.