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Vivagna: Diçionäio zeneise-italian «Giovanni Casaccia» 2ª ed. (1876)
- Avere. Verbo che generalmente dinota possedimento. Si adopera in varie forme, e se ne compongono molte maniere di dire. Io farò cenno di quelle che sono più frequenti nell'uso. Avere. Posto innanzi agli infiniti dei verbi colla partic. Da, piglia forza di Dovere: Hò da scrive, da leze, da mangiâ, ecc.; Ho da scrivere, da leggere, da mangiare, ecc. cioè Debbo scrivere, leggere, ecc.
- Parlandosi di anni, vale Compiere: Quand'ō l'é morto ō l'aveiva trent'anni; Quando morì, egli aveva trent'anni.
- per Acquistare, Ottenere: Doppo tanto ō l'ha avûo quell'impiego; Finalmante egli ebbe quell'impiego.
- per Ricevere: Emmo avûo vostre notizie; Abbiamo avuto vostre notizie, vostre lettere.
- per Sentirsi: Ti hæ mîga mâ? Hai forse male?
- per Riputare, Stimare: L'emmo sempre avûo pe ûn brav'ommo; L'abbiam sempre avuto per un uomo dabbene.
- — a bōn patto, a bōn prexo; Avere a buon mercato, Aver a buon prezzo, vale Aver checchessia con poco costo.
- — a caghetta V. sotto Aveì a diarrea.
- — a cäo; Aver caro o a caro, Tener caro, Tenersi fortunato, Giudicar una fortuna: Aggiæne a cäo ch'a segge andæta coscì; Abbiate a caro che la cosa sia andata così.
- — a çigaa in sciä canna; Aver la pera mezza, Esser fiori e baccelli, ecc. V. Cigaa.
- — a cōnseensa netta; Aver la coscienza pura, chiara, netta: Non aver macchia sulla coscienza.
- — a diarrea; Aver la soccorrenza o la scorrenza, la diarrea o la smossa di corpo, Scorrere il ventre, e in m. b. Aver la cacajuola V. Diarrea.
- — a drita; Aver la mano o la precedenza, vale Occupareil primo luogo, Goder l'onore della precedenza.
- — a-e moen ûnn-a cosa; Aver alle mani alcuna cosa, vale Averla in pronto per servirsene.
- — a faccia, a faccia bönn-a, Aveì a faccia cōmme a battûa da balla, a faccia de dî, de fâ, ecc. , Aveì a faccia franca, a faccia rōtta, a faccia tosta V. Faccia.
- — affeziōn; Aver affezione: Portar amore, benevolenza.
- — a freve mangiænn-a; Aver la pelatina; diccsi per ironia ad Uno che mangi assai, e vuol far credere d'essere ammalato.
- — a gamba lesta; Aver buona gamba: Esser agile e presto nel camminare.
- — a grìgoa de due cōe; Aver la lucertola da due code V. Grìgoa.
- — a lengua affiâ o in fi, a lengua desligâ, a lengua lunga V. Lengua.
- — a lûnn-a imbösa; Aver la luna a rovescio, Aver i bachi e le paturne, Esser crojo, Essere in cattiva luna, Sonar a mattana, e nell'uso fior. Aver le lubegine, Aver il buco a rovescio, vagliono Aver mal umore, Esser di cattivo umore.
- — a man; Aver la mano: Nel giuoco vale ssere il primo a fare o cominciare il giuoco.
- — ä man ûn lêugo, ûnn-a cosa, ecc.; Aver alla mano un luogo o checchessia, vale Conoscerlo pienamente, Averne pratica, uso, cognizione.
- — ä memöia; Aver a o alla mente o alla memoria, vale Ricordarsi, Rammemorarsi; e dicesi anche di scritto che si sappia a memoria.
- — a mente; Aver a mente V. Aveì ä memōia.
- — a merda a-o cû; Aver fretta, prescia, pressa, premura. Modo basso e figurato.
- — amô; Aver amore: Portar affezione.
- — a-o chêu ûnn-a cosa; Aver a cuore o a petto checchessia V. Chêu.
- — a pansa ä gōa; Aver il corpo alla gola o il corpo agli occhi; dicesi delle donne che sono vicine al parto.
- — a pansa chi scciêuppa; Esser pieno pinzo, Aver il corpo tirato come il fondo di tamburo, vale Aver mangiato assai.
- — a pansa pinn-a; Aver la pancia piena, e scherzev. Aver pieno lo stefano, Aver gonfio l'otre, Aver stivato l'epa, Aver alzato il fianco, Esser pieno pinzo.
- — a peixe ä stacca; Aver il granchio alla borsa o alla scarsella; dicesi dello Spendere malvolentieri o dell'esser lento a cavarne i denari.
- — a pëto; Aver a petto, vale Allattare; e dicesi delle bàlie che allattano un bambino.
- — a pezo; Aver la peggio, vale Restar inferiore, Esser vinto.
- — appetitto; Aver appetito, vale Aver fame.
- — a spûssa d'ûna cosa; Aver fumo o sentore di checchessia, vale Averne indizio, avviso, ma quasi di nascoso e non ben certo.
- — a testa a caccia; Aver il capo a tentone o a zonzo, Aver il cervello sopra la berretta, vagliono Operare sconsideratamente, senza giudizio.
- — a testa a segno; Esser in cervello, Avere il cervel secco o il cervello a partito, Aver senno: Saper quello che si fa.
- — a testa dûa; Aver la coccia dura, Esser capoccio, vale Non atto allo studio; ed anche in senso di Essere di sua testa, Esser caparbio, ostinato nella sua opinionc.
- — a testa vêua; Aver la zucca vuota o la zucca al vento, Essere una zucca da sale, Aver la testa o la coccia ripiena di pappa; dicesi figurat. di Chi procede con poco senno e inconsideratamente.
- — a virtù dell'aze V. Aze.
- — a vista cûrta; Aver la vista breve o corta: Veder poco da lungi; ed usasi si nel propr. come nel fig.
- — a vista frûsta; Aver la vista logora, stanca.
- — a vista stōrbia; Aver la vista offuscata, caliginosa, oscura.
- — a vōxe; Aver la voce, vale Aver fama, Esser tacciato.
- — aziōn; Aver azione: Aver ragione su qualche cosa.
- — bello dî, bello fâ; Aver buon dire, Aver bel fare, vagliono Aver agio, opportunità, ragione di dire o di fare.
- — bello rie; Aver buona ragione di ridere.
- — bello o bōn zêugo; Aver bel giuoco, vale Aver tanto in mano da poter giuocare, secondo le buone regole, colla speranza di vincere.
- — bezêugno; Aver bisogno, Abbisognare.
- — bōn cavallo in stalla; Aver buon cavallo in istalla; figurat. vale Essere agiato, ricco, dovizioso.
- — bōn gusto; Aver buon gusto.
- — bōnn-a o cattiva opiniōn d'ûnn-a persōnn-a; Aver buona o cattiva opinione d'uno, vale Pensar bene o male di lui.
- — bōnn-a manëa; Aver buona maniera, buon garbo, bel modo, vale Esser manieroso, di bei modi, Trattar affabilmente, cortesemente.
- — bōnn-a man in tûtto; Aver buona mano in checchessia, vale Esser solito a riuscire in alcun affare.
- — bōnn-a o cattiva vōxe; Aver buona o cattiva voce; figurat. vale Esser di buono o di cattivo concetto.
- — bōn naso; Aver buon naso o buon odorato, vale Dar nel segno, Apporsi.
- — bōnn-e spalle; Aver buone spalle; dicesi figurat. di Chi sopporta pazientemente le accuse che gli si fanno senza cercare di ricattarsi e si accomoda a tutto.
- — bōn senso; Aver buon senso, Aver senno o criterio, Aver il cervello a partito: Saper quello che si fa o si dice.
- — bōn tempo; Aver buono o bel tempo, vale Spassarsi, Sollazzarsi, Stare allegramente, Godersela; e talora Essere sulle baje, Piacevoleggiare, Scherzare, Burlare, Celiare, Buffoneggiare, Bergolinare.
- — çent'êuggi; Aver gliocchi d'Argo, vale Star canto, oculato.
- — ciù debiti che a Mäpaga; Aver più debiti che la lepre, vale Esser molto indebitato.
- — ciù poco lin in sciä rōcca; Essere alle ventitrè, Piatire co' cimiteri, Avere un piè nella fossa, Aver la bocca sulla bara, si dice dell'Essere per vecchiezza o altro in grado di poter poco vivere.
- — coæ; Aver voglia, volontà, desiderio, ecc.
- — coæ de fâ ûnn-a cosa; Aver voglia di far checchessia; e talora pulitam. per Aver voglia di sbarazzarsi il ventre.
- — compasciōn; Aver compassione, Compatire.
- — comodo; Aver agio, comodità; e s'intende di Fare in tempo e agevolmente checchessia.
- — cōraggio; Aver cuore, coraggio, animo, ardire: Esser coraggioso.
- — cōrso; Aver corso, Correre; trattandosi di Moneta, dicesi dell'Essere o Non essere ricevuta.
- — cûa; Aver cura, Aver a cuore, Tener conto, Curare.
- — da dâ; Esser debitore, Dovere.
- — da fâ; Aver a fare o che fare, vale Aver faccende, occupazioni.
- — da fâ con ûn; Aver che fare con uno, vale Aver con lui negozio, interesse, attinenza, parentela, ec.
- — da fâ c'ûnn-a testa matta; Aver da fare con uno stravagante, con un pazzo, con un cervel balzano, bislacco, bisbetico.
- — da fâ e da dî; Aver che ugnere V. Dî.
- — dä sò o dä sò parte; Aver dal suo, cioè Aver dal suo partito.
- — da sōsta, da sûperbia; Aver gran fava, Aver della chiella, Aver boria, albagia: Esser ambizioso, borioso, superbo.
- — da testa; Aver cervello: Esser uomo savio e di giudizio.
- — davanti a-i êuggi; Aver davanti agli occhi o sotto gli occhi, vale Aver in presenza, Aver esposto alla vista.
- — da vive; Aver con che o di che o onde vivere, vale Posseder mezzi sufficienti da vivere senza lavorare.
- — de bæghe; Aver brighe, contrasti, risse, contese; Contrariare, Quistionare, Rissare. Riottare.
- — de bonn-e speranse; Aver buone speranze, vale Sperar bene.
- — de cattive intenzìoin; Aver mal talento: Tener cattive intenzioni.
- — de çerto, de segûo; Aver di certo: Tener per certo o come cosa certa.
- — de crōxi; Aver delle croci, Aver la croce o il crocifisso V. Crōxe.
- — dell'affettôu; Aver dell'affettato, del ricercato, del lezioso, del pomposo; dicesi di Chi usa negli atti, nelle parole o negli abiti soverchio artifizio.
- — dell'amäo con ûn; Aver mal fiele contro alcuno, Aver il sangue guasto con alcuno, vale Esser adirato contro di lui.
- — dell'aggiûtto; Aver ajuto, vale Esser soccorso.
- — dell'äia; Aver dell'aria, Arieggiare, Rassomigliare; e figurat. Aver burbanza, orgoglio, alterigia, ecc.
- — dê parolle con ûn; Aver parole con uno, vale Garrire, Altercare, Contendere.
- — desdiccia; Aver disdetta: Provar disgrazia al giuoco; e assolut. Essere sfortunato.
- — de tære a-o sô; Aver delle terre, de' beni, del suo o simile al sole, vale Posseder beni stabili.
- — di crediti; Aver crediti, vale Esser creditore.
- — di crûzii; Aver de' grattacapi, delle brighe, delle cure, dei dispiaceri e simili.
- — dî debiti; Aver debiti, vale Dovere, Esser obbligato di dare o restituire altrui checchessia, e s'intende per lo più di denari.
- — di fastidii V. sopra Aveì di crûzii.
- — di obbligazioin; Aver obblighi, obbligazioni, doveri: Esser tenuto, obbligato.
- — discreziōn; Aver discrezione: Procedere con discretezza.
- — di tibi; Aver denari, Esser danajoso, danaroso, addanajato. Modo basso e scherzevole.
- — dō chêu; Aver cuore, Esser di cuore: Aver animo, coraggio, ardire V. Chêu.
- — dō credito; Aver credito, stima, riputazione; dicesi delle persone di stima e di valore, conosciute dal popolo per tali.
- — dō fiato; Aver fiato, vale Vivere.
- — dō naso V. Aveì da sōsta.
- — dō spago; Aver paura, timore: Temere.
- — dō sciôu V. sopra Aveì dō fiato.
- — d'ûnn-a cosa; Avere o Tenere di checchessia, come dell'avaro, del villano, del galantuomo, ecc.
- — d'ûzo; Aver in uso, in usanza, Aver usato: Aver in consuetudine, in costume, Esser solito.
- — e bellesse dell'aze V. Aze.
- — e braççe lighæ; Aver le mani legate; figurat. vale Non poter operare.
- — e braççe lunghe; Aver le braccia lunghe; dicesi figurat. di Chi ha gran potenza, e vale Aver modo d'operare da lontano.
- — e cäsette zù pe-e gambe; Aver le calze a bracaloni o a cacajuola, cioè Increspate per non essere tirate su bene.
- — e çorne in ta stacca e mettisele in testa; Aver le corna in seno e mettersele in capo, dicesi Quando uno manifesta i suoi disonori.
- — effetto; Aver effetto, Effettuarsi: Ridursi ad effetto, Riuscire.
- — fêua a parolla, ûnn-a promissa; Aver fuori la parola, una promessa, vale Averla data e doverla mantenere.
- — fêua di dinæ; Aver fuori de' danari: Averli sborsati, per riaverli a tempo.
- — e gambe rōtte; Essere sgambato, vale Essere stracco per soverchio cammino.
- — e moen in pasta; Aver le mani in pasta: Ingerirsi nel negozio di che si tratta.
- — e moen lunghe; Aver male mani o le mani fatte a uncino; figurat. vale Aver il vizio di rubare.
- — e scarpe in patetta; Aver le scarpe a cianta, cioè Non tirate su dietro le calcagna.
- — e sò croxi; Aver le sue corna o la sua croce, vale Avere delle afflizioni.
- — fede o fidûeia in t'ûnn-a persōnn-a; Aver fede, fiducia, fidanza in alcuno, Stare a fidanza d'alcuno, vale Fidarsi, Confidarsi in lui.
- — fin; Aver fine: Consumarsi, Finire.
- — fortûnn-a; Aver sorte, Esser in detta, Aver il vento in poppa, in fil di ruota, vagliono Esser favorito dalla fortuna, Essere avventuroso.
- — futta, raggia, ghignōn con gualchedûn; Aver il baco, il tarlo con uno, Averla con uno, Aver il mal fiele contr'alcuno, vagliono Esser adirato contro di lui V. sopra Aveì dell'amäo.
- — grazia; Aver grazia, garbo, maniera, vale Aver bel modo di far checchessia o di trattar colle persone.
- — i bōtti V. sotto Aveì l'axillo.
- — i dinæ a cōffe, a sacchi, a mûggi; Esser nell'oro a gola, Star nell'oro, ed anche Misurar le doppie collo stajo, Esser ricco sordo: Aver denari in abbondanza.
- — i êuggi attacchæ; Aver gli occhi tra' peli; dicesi di Chi, essendo svegliato di poco, è ancor sonnacchioso.
- — i êuggi che fan ciæbelle; Aver le traveggole: Pigliar in guardando una cosa per l'altra, Travedere.
- — i êuggi in tō coppûsso; Aver gli occhi nella collottola o di dietro; figurat. vale Non vedere.
- — i fûmmasci ä testa; Aver i bollori, Aver caldo il cervello; e talora anche Esser cotticcio, alticcio, cioè Alquanto alterato dal vino.
- — in chêu; Aver in cuore, nel pensiero, nell'animo, Pensare.
- — incōmbensa; Aver incombenza, commissione, carico, Tener ordine.
- — in concetto; Aver in concetto, in istima, in pregio, in buono o in gran conto.
- — in conscideraziōn; Aver in considerazione, vale Avere stima, Far conto; e talora Considerare, Tener conto.
- — in cû; Aver a scorno, a vile, in tasca, a molesto, in urto, in uggia, nella collottola, nelle code, e in modo basso Aver sulle corna, in culo, nello zero, in cupola, nel bel di Roma, nella tacca dello zoccolo, Aver a carte quarantotto una persona o cosa, vagliono Dispregiare, Aver in nessunissimo conto quella tal cosa o tal persona.
- — in custodia; Aver in custodia, in cura, in guardia.
- — in desdegno; Aver in disdegno o a sdegno, Aver in ira, vagliono Sdegnare, Mal volere ad una persona o cosa.
- — in erlïa; Aver a schifo, a stomaco, a nausea.
- — in gritta; Aver a sdegno o in disdegno, Sdegnare; e dicesi soltanto di persone.
- — in man; Aver in mano, Tener in pugno, vagliono Aver in balia, in potere.
- — in man tanto da... Aver tanto in mano da... Aver buono in mano, valgono Aver tanto da poter fare checchessia, ed anche Aver quasi sicurtà di checchessia.
- — in pegno ûnn-a cosa; Aver in peguo alcuna cosa, vale Tenerla per sicurtà.
- — in pëto; Aver in petto; parlandosi de' cardinali, si dice Quando il papa sospende la pubblicazione d'alcuno già designato.
- — in çimma da lengua quello che s'ha in tō chêu; Aver sulla lingua quello che si ha nel cuore, vale Essere schietto, Dire quello che si ha nell'animo.
- — in sce l'anima ûnn-a persōnn-a; Aver sull'anima o sulla coscienza una persona V. Anima.
- — in sciä çimma da lengua; Aver sulla punta della lingua, si dice Quando si è per dire una cosa che non risovvenga così in un subito.
- — in sospetto; Aver in sospetto, in diffidenza: Non si fidare.
- — in ta stacca ûnn-a persōnn-a; AVer uno nella manica; figurat. vale Averlo in sua balia.
- — in ta testa ûnn-a cosa; Aver in testa, in pensiero, Correr per lo capo, Andar per la fantasia.
- — in te cïote V. Aveì in te moen.
- — in te corne V. Aveì in ta testa ûnn-a cosa.
- — in te grazie; Aver in grazia o nelle grazie: Couservare in grazia.
- — in te grinte; Aver nelle ugne o nell'ugna V. Aveì in te moen.
- — in te l'anima; Aver nell'animo, nel pensiero, nella mente o in mente, Aver in testa, vagliono Stimare, Pensare; e talora Essere in risoluzione.
- — in te moen; Aver in mano o nelle mani, nelle ugne o nell'ugna nelle forbici, vale Averin balia, in potere.
- — in ti unge V. Aveì in te moen.
- — in tō chêu; Aver nel cuore, Aver in petto, valgono Conservar nell'animo, ncl pensiero; e talvolta Tener celata una risoluzione già presa.
- — invidia; Aver invidia, Invidiare.
- — in vista ûnn-a cosa; Aver in vista alcuna cosa, vale Prenderla di mira, Avervi il pensiero sopra.
- — i pappê netti; Esser netto; figurat. vale Non aver colpa.
- — i pé dösci; Aver i pie' teneri; dieesi di Chi cammina adagio per aver i piedi malsani sia per cagion di podagra che per altro motivo.
- — i pé zeæ; Aver i piedi assiderati, agghiacciati, intirizziti dal freddo.
- — i scripixi; Aver i grilli al capo o il capo ai grilli, vale Attendere a baje o a bizzarrie.
- — i unge lunghe V. Aveì e moen lunghe.
- — l'äia; Aver l'aria, l'apparenza: Sembrare, Comparire.
- — l'anima de fâ ûnn-a cosa V. Anima.
- — l'anima inversa; Esser crojo, adirato, di mal umore, Aver le lune, Aver la luna a rovescio V. Aveì a lûnn-a imbösa.
- — l'ardimento; Aver l'ardimento, l'ardire, il coraggio, la petulanza, la temerità. la sfacciataggine.
- — l'argento vivo addosso; Aver l'argento o l'ariento vivo addosso V. Argento.
- — l'assolûzion; Aver l'assoluzione, vale Essere assolto.
- — l'axillo; Essere o Stare in zurro, in zurlo, in ruzzo, vale Aver qualche eccesso d'allegria, Aver voglia o fantasia di ruzzare, di scherzare, di far baje e simili.
- — l'êuggio addosso a ûnn-a persōnn-a; Aver l'occhio addosso ad alcuno, vale Star attento a ciò che uno faccia, Osservarne gli andamenti.
- — l'oëgia marsa; Aver indizio, fumo, sentore di alcuna cosa V. Oëgia.
- — l'önô de fâ, de di, ecc.; Aver l'onore, Recarsi ad onore di fare, di dire, ecc.
- — l'ûscita V. Aveì a diarrea.
- — mâ; Aver male, vale Esser travagliato, oppresso dal male, da infortunio, ecc.
- — mâ da moî; Aver mal da morire, e scherzev. Aver male che il prete ne goda.
- — manëa; Aver maniera, garbo, grazia V. Aveì grazia.
- — ō battichêu; Aver il batticuore, Aver paura, ansietà, ecc. V. Battichêu.
- — ō brûxô; Cuocere, Dolere, Aver rincrescimento V. Brûxô.
- — ō çercio ä testa; Aver la spranghetta; si dice di Coloro i quali, avendo soverchiamente beuto, sentono gravezza o dolor di capo nello svegliarsi la mattina seguente dal sonno.
- — ō chêu contento; Aver il cuor nello zucchero o nelle viole, vale Esser lieto, contento, tranquillo, ecc.
- — ō chêu in te rêuze V. sopra Aveì ō chêu contento.
- — ō cōraggio, ō stêumago, ō pëto, ō figæto de... . Aver l'ardire, l'arditezza, l'ardimento, la petulanza, Osare, Attentarsi, Dar l'animo di...
- — ō corpo V. sopra Aveì a diarrea.
- — ō crescentin; Aver il singhiozzo, Singhiozzare, e all'ant. Singhiozzire e Singozzare V. Crescentin.
- — ō eû brûtto; Avere sporco il culo o la camicia. Modo basso e figur. V. Cû.
- — ō cû de paggia; Aver il cul di paglia, vale Essere sospettoso, Paventare il male per qualche delitto commesso.
- — ō cû desfogōnôu; Essere avventuroso, favorito dalla fortuna, Andargli a seconda ogni cosa. Modo basso e figurato.
- — ō desciû; Aver il sopravvento, Stare a vantaggio, cioè Al disopra.
- — ō diao addosso; Aver il diavolo o il gran diavolo addosso o in corpo, vale Essere indiavolato, indiascolato, imperversato, infuriato V. Diao.
- — ō diao in te braççe; Aver il diavolo nelle braccia, vale Aver grandissima forza nelle braccia.
- — ō dûbbio; Aver il dubbio, Dubitare.
- — ō fêugo a-o cû; Aver il fuoco al culo; figurat. e in m. b. vale Esser pressato istantissimamente.
- — ō granfio; Aver il granchio V. Granfio.
- — ō læte in bōcca; Aver il guscio in capo, Non aver rasciutto il bellìco o rasciutti gli occhi, Aver il latte sulle labbra, Saper di latte. Modi figur. che si dicono a Giovine di poca esperienza e giudizio, ma che parla ed opera male.
- — ō mâ da lûppa; Aver il mal della lupa; dicesi diColoro che sempre hanno fame, o di Chi è insaziabile nel mangiare; che anche dicesi Aver in corpo la consuma.
- — ō mâ da mûa; Aver i pedignoni V. Mâ.
- — ō mâ de moæ; Patire o Esser affetto d'isterismo V. Mâ.
- — ō mâ de nêuve lûnn-e; Aver il lattime V. Mâ.
- — ō mâ dō padrōn; Aver l'ipocondria V. Mâ.
- — ō mâ dō scimmiōn; Patir di tabe o d'atrofia mesenterica V. Mâ.
- — ō mâ dō verme; Aver la rogna. T. veter. V. Mâ.
- — ō manezzo; Aver il maneggio, Aver la mestola in mano o il baston del governo: Far da padron, Padroneggiare.
- — ō marmo; Essere in bernecche o in pernecche. Modo basso, e vale Esser ubbriaco V. Marmo.
- — ō mōro de fâ, de dî, ecc.; Aver viso di fare, di dire, ecc., cioè Aver l'ardire, la petulanza, la baldanza, l'arroganza di dire, di fare, ecc. o Non aveì testa a fâ ûnn-a cosa; Avere o Non avere il capo a una cosa, vale Avervi genio, Aver voglia di farla, e al contr. Non avervi inclinazione.
- — ō päxetto in corpo; Aver la tremarella, Tremar ad uno i pippioni, Fargli il cul lappe lappe; figurat. dicesi di Chi ha paura che non gli succeda qualche cosa pericolosa.
- — ō presûmî; Aver la presunzione, la presumanza, la presuntuosità, l'arroganza, la tracotanza, la pretensione, ecc.
- — ō rànçio; Esser rancido o rancio, Sapere o putire di vieto V. Rànçio.
- — ō santo in corpo; Aver il santo in corpo. Dicesi nell'uso di Chi essendo a cognizione di qualche pratica, negozio, ecc., non se ne dà per inteso, ma ha già pensato al modo di condursi nella medesima.
- — ō scciêuppo presso ō capoâ; Aver buon santo in paradiso, vale Aver buon appoggio, Essere ben sostenuto per poter dire, fare, ecc.
- — ō vento a fî de radda V. Avei ō vento in poppa.
- — ō vento in poppa; Aver il vento in poppa o in fil di ruota. T. mar. Navigare con vento favorevole; e figurat. Esser in detta, in fortuna, Aver le congiunture propizie, Aver ogni cosa a seconda.
- — ō verme scimonin addosso; Essere irrequieto, Esser un abisso, un fistolo, un frugolo, un serpentello; dicesi figurat. di Quei fanciulli che non istanno mai fermi.
- — paggia in becco; Aver paglia in becco V. Becco.
- — panno e tezoïe; Aver la palla in mano o la vanga pel manico, Aver la mestola in mano; figurat. vagliono Aver in sua podestà checchessia, Poter fare checchessia a sua voglia, Essere in buono stato di checchessia.
- — parte; Aver parte, Partecipare.
- — paziensa; Aver pazienza o pace: Sopportare.
- — pe-a testa; Aver per la testa o pel capo, Correr per lo capo, Andar per la fantasia, vagliono Aver in pensiero, in animo, ecc.
- — pe-e moen; Aver per le mani, Trassinare, Maneggiare.
- — piaxeì; Aver piacere, Compiacersi.
- — poca testa, poco çervello; Aver poca testa, poco cervello, poca levata, vale Esser leggieri.
- — puïa; Aver paura, Temere.
- — puïa da sò ombra; Aver paura de' bruscoli, delle mosche o dell'ombra sua, vale Apprender per grandi le piccole cose.
- — puïa de tûtto; Spericolarsi, Avere i conigli in corpo: Esser timidissimo, Farsi paura d'ogni minima cosa, Temer pericoli in ogni dove.
- — pratica dō mōndo; Esser pratico del mondo, e in m. b. Aver cotto il cul nei ceci rossi, Aver pisciato in più d'una neve, Aver lacciuoll a dovizia, vagliono Aver lunga esperienza delle cose.
- — premmûa; Aver fretta, premura, prescia: Aver in animo d'affrettarsi.
- — raxōn; Aver ragione: Essere assistito dalla ragione.
- — relaziōn; Aver rapporto, correlazione, attinenza, dipendenza o simile.
- — riguardo; Aver riguardo, Usar attenzione, considerazione, rispetto.
- — sempre e moen all'äia o per l'äia V. Äia.
- — sempre a pansa all'äia V. Äia.
- — sette chêu e sette figæti; Avere un cuor di lione: Esser ardito, coraggioso, pronto ad affrontare pericoli, a soffrire sventure, dolori, ecc. Non ha precisa corrispondenza italiana.
- — speransa; Aver speranza, Speranzare. '
- — tanti anni in sciō cû; Aver tanti anni sul culo. Modo basso e vale Essere nella tale età.
- — tanto in man da... Aver tanto in mano da..., cioè Aver sì buone ragioni da...
- — torto; Aver torto: Esser dalla parte dell'ingiustizia, Non aver ragione.
- — treì dinæ in sciûn södo; Esser lì li per romperla. Modo prov. che dicesi da Chi è corrucciato con altra persona quasi che poco gli manchi per dichiararle aperta la sua inimicizia.
- — ûdiensa; Avere udienza o audienza: Essere ascoltato.
- — ûn bello frontespizio; Aver una buona soprascritta; figurat. vale Aver una buona cera.
- — ûn chêu ben fæto, ûn chêu da lion, ûn chêu da peccetto, ûn chêu dûo V. Chêu.
- — ûn diao pe cavello; Aver un diavolo per capello, Aver tanti diavoli addosso quanti capelli in capo, Aver il diavolo o il gran diavolo addosso o in corpo, vagliono Essere arrabbiatissimo.
- — ûnna famme da luvi; Aver una fame da lupi, Allupare o Allupar dalla fame, Allampanare, Aver una fame canina: Aver gran fame, Svenirsi o Arrabbiar dalla fame.
- — ûnn-a cosa in sciä çimma da lengua V. sopra Aveì in sciä imma da lengua.
- — ûnn-a cosa in sciä çimma de die; Aver una cosa su per le dita o sulla punta delle dita.
- — ûnn-a fuffa; Aver una battisoflia o battisoffiola o cosoffiola, Aver la tremarella, vagliono Temere, Aver gran paura.
- — ûnn-a lengua chi taggia e cûxe; Avere una lingua che taglia e fora, o che taglia e fende V. Lengua.
- — ûnn-a lengua da battōezo, da sciarbella; Aver buona ciarla, buona parlantina, Non morire a uno la lingua in bocca V. Lenua.
- — vista; Aver vista, apparenza, Dar segno, indizio v. Vista.
- — vōxe; Aver voce, nome, fama.
- — vōxe in capitolo; Aver voce in capitolo: Propriam. vale Poter render partito, Aver voto; metaf. Esser in credito, Aver influenza, Aver una tal quale autorità sugli altri.
- Aveila a-o chêu, a-o pëto; Averla a cuore o a petto, vale Aver passione, dolore, ecc.
- Aveila con ûn; Averla con uno, vale Esser adirato con lui.
- Aveito in t'ûn pé; Averlo nel fagotto; m. b. che significa Andare una cosa contro a' desiderii nostri; e ta'ora Esser rovinato, perduto, ridotto a cattivo stato, e dicesi tanto delle sostanze che della salute.
- Aveise cûa; Aversi cura: Riguardarsi, Attendere alla propria salute.
- Aveisela a mâ o pe a mâ; Averla a male o per male: Ricever con indignazione checchessia e crucciarsene.
- Aveine assæ; Aver assai d'una cosa, vale Averne a sufficienza; e talora Averne fatto guadagno, Uscirne con onore.
- Non aveì ni de pesti ni da pestâ; Esser povero in canna, Esser brullo, Esser privo di checchessia.
- Non aveì ninte da fâ; Non aver che fare, vale Esser disoccupato, ozioso, scioperato, sfaccendato.
- Non aveì rossô, verghêuga; Non aver vergogna nè faccia, Dispregiar la vergogna, Por da banda il rispetto, Tirar giù la buffa, Mandar giù la visiera.
- Chi ciù n'ha, ciù ne vorrieiva; Chi più n'ha, più ne vorrebbe. Dettato prov. che dinota Essere insaziabile la cupidigia dell'uomo.
- Chi l'ha dall'osso ō porta a-o fosso; Vizio per natura fino alla fossa dura. Prov. di chiaro significato.
- Chi n'ha ne versa: Chi ne ha ne versa. Dettato prov. che dicesi di Chi spende prodigamente.
- Chi de vinti nō n'ha, de trenta nō sa, maiciù ō n'ha avûo e maiciù ō n'aviä; Chi di venti non ha, di trenta non aspetti, ovv. Chi di venti non è, di trenta non sa, e di quaranta non ha, nè mai sarà, nè mai saprà, nè mai avrà, ovv. L'asino che non ha fatto la coda in trent'anni, non la farà mai più. Prov. di chiaro significato.
Voxe vexiñe: aväo; a vapô; avarōn; avarûsso; avëa; aveì; avemarie; avenn-a; ä ventoëla (zûgâ); averto; avertûa.